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Tesi: “Museo Arti Visive presso L'ex Convento di S. Francesco a Rieti”
IL MUSEO LUNGO IL FIUME
Università di Roma “La Sapienza”.
Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni”
Corso Di Architettura Specialistica U.E.
Laureando: Marco Francioni
Titolo tesi: “Museo Arti Visive presso L'ex Convento di S. Francesco a Rieti”.
Relatori: Prof. Arch. Giancarlo Rosa
Prof. Arch. Andrea Grimaldi
La proposta per il museo di arti visive è situato nell’area Sud – Est della città di Rieti presso l’ansa fluviale destra del Velino. Obbiettivo della tesi è stato quello di riscoprire e valorizzare il chiostro della chiesa di S. Francesco del XIII sec., il quale col tempo ha subito delle trasformazioni e ampliamenti (l’idea progettuale e’ quella di rendere il chiostro elemento esposto che a sua volta diviene mezzo espositivo).
Gli elementi che caratterizzano questo luogo sono: la Chiesa, la piazza antistante il chiostro, l’antico muro medievale,il ponte pedonale di recente costruzione,i quali diventano parte integrante del progetto; mentre si è ipotizzata la demolizione dell’attuale liceo scientifico.
Il nuovo progetto vuole valorizzare e integrarsi con l’attuale tessuto architettonico urbano, creando un’architettura che dialoghi con il paesaggio e le preesistenze. In questo modo soggetto e oggetto, spazio e edificio, coesistono in un insieme fluido e continuo.
Il complesso espositivo, di linguaggio razionalista, si presenta nella sua forma definitiva con ampie superfici bianche in cui linee rette e curve si combinano dando vita ad un dialogo tra spazi interni, esterni, luce naturale, la quale penetra da pareti vetrate e da ampi lucernai. Le vetrate poste sotto diaframmi orizzontali e verticali, filtrano la luce creando giochi opachi utili alle esposizioni interne, inoltre offrono molteplici prospettive verso la città diventando così oggetto di esposizione permanente, contrapponendosi con le mostre temporanee. Un’attenzione particolare è stata rivolta allo studio dei percorsi i quali permettono di far fruire allo spettatore il tutto nell’insieme o in modo autonomo. Il muoversi all’interno del museo è concentrato sull’elemento rampa, la quale collega i vari piani diventando una vera e propria promenade architetturale.
Il museo si sviluppa in due volumi: uno più basso adibito a padiglione espositivo su tre livelli, nel quale troviamo le sale espositive polifunzionali al piano interrato; il foyer , la caffetteria(quest’ ultima può funzionare anche quando il museo resta chiuso permettendo la visione del chiostro anche a chi non si reca necessariamente all’interno del museo),al piano terra; sale espositive al piano superiore. Le sale sono disposte in modo tale da creare un percorso vetrato obbligato, avente funzione di vicolo o raccordo tra i due blocchi, conducendo il fruitore verso il secondo volume. Questo percorso vetrato diventa vetrina espositiva sul chiostro ed il muro medievale.
Tutto è giocato su doppie altezze. Dal piano intermedio, percorrendo la rampa, veniamo condotti nel cuore del museo la sala a “U” al di sopra del chiostro. Il piano di calpestio è volutamente posizionato al disopra del parapetto del chiostro per permettere una completa visione e per posizionarvi eventuali canalizzazioni degli impianti. Al disopra del chiostro una struttura vetrata ad eliminare il limite fisico tra interno ed esterno. La struttura portante degli infissi viene ritmata dalle campate ricostituendo l’idea del chiostro originario. Al fine di controllare l'immissione radiazione solare nell’ ambiente, l’infisso contiene al suo interno un dispositivo di oscuramento a lamelle orientabili, questo all’occorrenza scorre lungo una guida e si orienta filtrando i raggi solari. Continuando il percorso troviamo gli uffici del museo.
Il museo è servito da ballatoi esterni avente un duplice ruolo: uno come via di fuga; l’altro serve ad unire il corpo museale con quello dei laboratori. Tale blocco su più piani è servito da un montacarichi che dal magazzino interrato arriva fino al solaio di copertura.
La terza rampa, all’interno del museo, conduce l’osservatore via via agli spazi espositivi fino ad arrivare al livello del chiostro per poi uscire dalla visita museale e ritrovarsi nuovamente sulla piazza S. Francesco .
La Casa sul Fiume Tevere
L’area di progetto si trova sulla riva sinistra del Tevere al disotto dei Gazometri, più precisamente sotto la ex Centrale Monte Martini oggi trasformata in museo.
La zona risulta essere un contenitore di edifici di archeologia industriale ormai in disuso, che offre a chi visita l’ area, il ricordo delle architetture del periodo decostruttivista russo. Oggi questa area di Roma risulta essere oggetto di interesse per le sue potenzialità di trasformazione sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista architettonico. Non a caso la nostra attenzione ricade sull’edificio dell’ex Stazione di pompaggio dell’acqua dell’Acea, oggi dismesso, ed occupato abusivamente.
La forma di nave, la fondazione su “palafitte”, il collegamento alla terra tramite enormi travi e l’ubicazione sull’acqua lo rendono suggestivo e nel contempo insolito come tipologia.
Il tema, progettuale era quello di creare una casa sul fiume Tevere con un modulo delle dimensioni di 4.96m x 6.15m, e quindi con la possibilità di una ripetizione seriale.
Di questo edificio, nel redigere il progetto al suo interno, si è voluto mantenere lo “scheletro” portante in cemento. Le difficoltà, oltre alla ridotta dimensione degli spazi sono state quelle di creare ambienti che risultassero visivamente spaziosi, quella di rimanere nei fili dei pilastri che delimitano dell’involucro senza alcun aggetto esterno.
Pertanto, si può paragonare al caso della casa torre di tipo medioevale, dove il progetto è sviluppato in altezza, come cellula abitativa di base (ambiente unico di forma quadrata) la sua dimensione in altezza, teoricamente indefinita è incentrata sulla ripetizione seriale di un unico ambiente. Altro aspetto fondamentale del progetto era dato anche dalla possibile ripetizione seriale in tante unità uguali affiancate, questo ha reso possibile, lavorando in negativo o positivo, di inserire nelle pareti cieche delle nicchie dove sono stati collocati gli arredi fissi.
L’idea guida del progetto e stata quella di avere semplicità e essenzialità di forme, giocando molto sulla geometria e cercando sempre di costruire un habitat essenziale ma ricco di possibilità di utilizzo, dove le funzioni primarie del dormire e del mangiare entrassero in armonia con le secondarie del lavoro dell’ozio o del relax.
L’accesso alle singole abitazioni avviene tramite un ballatoio preesistente, situato lato interno opposto al fiume. La casa si articola su cinque livelli più la copertura, che può essere utilizzata come solarium e per godere di un magnifico panorama.
Il ballatoio divide idealmente la casa in due unità, nella parte superiore l’abitazione e nella parte inferiore lo studio.
L’elemento di collegamento verticale e stato posizionato staccato dalla parete, cercando di dare una articolazione spaziale, in modo da obbligare dei percorsi all’interno della casa.
Si è cercato di sfruttare il più possibile le strutture esistenti, non solo per sostenere le nuove strutture, ma anche come spunto per la progettazione e l’articolazione dello spazio come nel caso delle travi cemento lasciate in vista e sfruttate per appendere e sostenere strutture e arredi fissi e nel caso dell’ambiente adibito a studio e biblioteca, al disotto del quale si è pensato di creare uno spazio con un bagno che possa avere duplice funzione ricreativa o all’occorrenza ospitare una persona.
Nella parte centrale è stata collocata la cucina, volutamente chiusa in un cubo, con l’antistante spazio per il pranzo; salendo al piano superiore si arriva alla zona relax, dove si può leggere ascoltare musica o conversare. Nell’ultimo piano e stata posizionato il bagno e la camera da letto, questa risulta essere molto spaziosa, oltre ad avere una cabina armadio ha una finestra ad angolo dove e stato inserito un piano per poter scrivere o leggere.
In fine nella parte esterna e stata posta una scala che porta al solarium.
Le ultime note riguardano il sistema costruttivo, ipotizzato interamente in legno, con un sistema di facciata ventilata che consente grazie ai moti convettivi, di far circolare l’aria in modo da spingere quella calda verso l’alto e la fredda verso il basso in un moto circolare. Per quanto riguarda gli impianti, è stata previsto un cavedio di servizio in colonna, di collegamento per tutte le tubazioni dei vari impianti.
Residenze
Plastici Vari di Studio
Articolo su Città e Territorio
<Musei a Messina>. In : Città e Territorio, AnnoVII N.6, novembre/dicembre 1998; pubblicazione bimestrale registr. presso il Tribunale di Messina N.3 del 5-02-1992; Direttore responsabile: Attilio Borda Bossana; Direttore: Salvatore Leopardi; Direzione e redazione: Uff. Stampa Comune di Messina; Realizzazione: Comune di Messina.